di Caterina Vizzarri
Domenica abbiamo vissuto un’esperienza particolare. Partecipare alla Messa in S. Pietro con il Papa e i padri sinodali per la chiusura del Sinodo dei giovani, diciamo che non è proprio come andare a qualsiasi altra Messa! Abbiamo ricevuto il dono di fare esperienza di Chiesa, della nostra Chiesa, di una Chiesa più grande di noi, che rende presente Cristo. Mi ha commosso all’inizio della celebrazione, l’ingresso in processione di tutti i padri sinodali (cioè di tutti i vescovi e cardinali che hanno partecipato al Sinodo dei giovani): mentre percorrevano la navata, uno dopo l’altro, chi dalle regioni limitrofe e chi dall’Africa o dall’Asia, ho percepito e intuito che ciascuno di loro portava con sé dal Signore tutto l’innumerevole popolo che Dio gli ha affidato, cioè ciascuno di noi, le nostre storie, le nostre attese e fatiche. Tutta la celebrazione è stata un continuo “immergerci” nella Chiesa, come respirare lì tutta la Chiesa che da Pietro e i primi apostoli giunge fino a me e a te, e tutta la Chiesa del mondo. È stato anche fare esperienza della grandezza e della piccolezza della Chiesa. Della grandezza di una Chiesa che prova a toccare e a preoccuparsi di tutti i giovani del mondo, ma, allo stesso tempo, della povertà della Chiesa perché il Signore ha voluto affidare un così immenso tesoro (cioè le nostre vite) a uomini deboli e piccoli, magari stanchi e affaticati proprio come me e te.
Il Papa nell’omelia, riprendendo l’incontro tra Gesù e il cieco Bartimeo (Mc 10,46-52) ha sottolineato 3 passi fondamentali per il cammino della fede: ascoltare, ascoltare il grido dell’altro; farsi prossimo, cioè “sporcarci le mani” per “portare la novità di Dio nella vita del fratello”; e testimoniare, non portando noi stessi e le nostre idee, ma il messaggio di salvezza di Gesù, cioè lasciarsi amare da Dio.
E i padri sinodali e tutti i giovani che in questo mese hanno lavorato nel Sinodo, hanno vissuto e sperimentato per primi questi stessi passaggi di fede. E lo si nota molto bene dalla Lettera bellissima che i padri sinodali ci hanno letto a conclusione della celebrazione eucaristica. A ciascun giovane del mondo, proprio a ognuno, vorrebbero che arrivasse questa “parola di speranza, di fiducia, di consolazione”: “Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento”. “La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita.”
Quanto siamo tornati ricchi da questa giornata, accompagnati dalla Provvidenza del Padre in questo pellegrinaggio, pieni di gioia per le parole incoraggianti che abbiamo ascoltato, pieni di bellezza per ciò che i nostri occhi hanno potuto ammirare, e di gratitudine per i volti incontrati, per essere stati abbracciati dal Volto affettuoso della nostra Chiesa.