Ha suscitato un grande interesse l’incontro con il prof. Luigino Bruni, nell’alveo degli eventi su “Economy of Francesco Towards”, che si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo. I giovani universitari presenti hanno posto interrogativi su alcune problematiche incontrate nel loro percorso di studi, quali ad esempio la chimica verde e il rapporto tra l’economia reale e la finanza. Il prof. Bruni è entrato in dialogo, rispondendo alle domande e presentando alcuni dei “villaggi” che animeranno l’evento di marzo. Si è così parlato di diseguaglianza, di management e dono, di povertà.
Con la competitività odierna del mercato, le aziende tendono a chiedere tutto al lavoratore e per fare questo, mutuano linguaggi e simboli dal mondo religioso, facendo promesse molto grandi che fanno leva sul merito e sull’eccellenza. In cambio chiedono il completo dono di sé attraverso il sacrificio e la dedizione. In realtà si tratta di un inganno perché le imprese sanno di non poter assolvere a queste promesse, che le condurrebbero alla chiusura. Nonostante ciò devono persuadere il lavoratore a dare gratuitamente ciò che non possono comperare: la passione, la creatività. Intorno a queste riflessioni Luigino Bruni ha tratteggiato il “villaggio” del management e dono.
Parlando invece della povertà, il professore si è concentrato sui concetti di diseguaglianza e di merito.
Tutte le società sono caratterizzate dalla diseguaglianza perché costituite da persone diverse, ognuna con i propri talenti. Il problema si pone quando essa viene legittimata dall’ideologia della meritocrazia che legge il “talento” come merito raggiunto esclusivamente dall’impegno della persona, senza tener conto del contributo – ben più significativo – derivante dal vivere in una certa famiglia e contesto culturale e sociale. In questo modo si perde il concetto di gratitudine verso la Provvidenza e la “povertà”, intesa come mancanza di capacità, viene letta come “colpa”.
A margine del suo intervento Luigino Bruni ha anticipato poi alcune “perle” di Economy of Francesco, che fanno comprendere alcune delle originalità che caratterizzeranno le riflessioni dei 500 giovani convocati da Papa Francesco, per riflettere sulle basi di un’economia più giusta e inclusiva. Il convegno si aprirà dando la parola ai poveri, prima ancora che al Papa. Saranno infatti le voci e le esperienze di una banlieu parigina ad inaugurare i lavori. Lavori per i quali si è scelto di dare un certo rilievo al contributo femminile, spesso trascurato dalla riflessione della scienza economica, ma fondamentale per trovare una soluzione per questa crisi.
L’incontro, pensato come un dialogo tra i giovani protagonisti del cambiamento e il prof. Bruni, si è mosso proprio sulla scia della visione di Francesco che chiede proprio ai giovani il contributo determinante per l’evento di marzo. In una società che, basti pensare alla disoccupazione come punta di un iceberg, rivolge ai giovani il messaggio “non abbiamo bisogno di voi”, un Papa interviene con una parola “altra”: “Sono i giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento. Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro del mondo” (Christus Vivit, n. 174).
Dialogo fruttuoso, da cui è scaturito un incontro piacevole e di elevato calibro culturale.